Lo Special One conferma la sua indole da vincente, domani non sarà in panchina ma è pronto a portare la Roma in alto

Un'intervista al posto della conferenza stampa. Manca un giorno esatto a Inter-Roma, Mourinho non parlerà ai cronisti perché squalificato. Difficilmente lo avrebbe fatto, visto che mercoledì dovrà presentarsi per gli obblighi Uefa in vista della sfida al Betis.
Uno Special One innamorato nonostante il tempo
E allora, ecco le parole di Mou alla Rosea. Un'intervista lunga ma con risposte sintetiche. Il tecnico di Setubal ha parlato a cuore aperto, rivelandosi ancora una volta per quello che è. Chi è, oggi, Mou? Facile rispondere, è quello di sempre. Un allenatore che vuole vincere, che fa parlare di sé, fa scrivere, divide.
Un personaggio mediatico, si dice spesso. Sicuramente uno stratega della comunicazione, che non lascia mai niente a caso. "Ci proverò con tutto me stesso [a vincere]", risponde alla domanda sulle sue intenzioni alla Roma. E quali possono essere se non quelle di arrivare più in alto. Piuttosto, ad assorbire bene queste parole devono essere i suoi attuali giocatori. Perché ciò che manca quest'anno alla compagine giallorossa non è la qualità, né la quantità. Ma la consapevolezza, per ora.
Anche perché non solo JM farà di tutto per vincere anche quest'anno un trofeo nella Capitale. Di più: lui a Roma ci si trova a meraviglia. Dopo Roma-Venezia della scorsa stagione aveva definito il popolo giallorosso come unico, "un fenomeno sociale incredibile". Di più (bis): "la mia voglia di vincere non andrà mai via". Che tradotto significa fare di tutto per battagliare anche quest'anno.
Democristiano e romantico
Un Mou affamato, insomma. E dov'è la novità? "Roma è il centro del potere politico e, si può dire, il museo all’aria aperta della storia italiana. Mi ritengo fortunato ad avere avuto la possibilità di vivere in entrambe le città", risponde alla domanda sul confronto con Milano.
Snobba il peso della rivalità con la sponda laziale della città ("Sono abituato, non ci faccio caso") e risponde così anche a chi gli imputa di essere più provinciale rispetto alla versione interista di dodici anni fa.
E aggiunge il ricordo romantico di tutti gli stadi delle sue imprese, della sua carriera. Che però continua: da un anno e mezzo è entrata in un nuovo capitolo ancora più special. Ancora più stimolante, che già lo ha portato ad essere Re in una piazza poco vincente. Il vincente è lui, tutti gli altri devono seguirlo.