Altra prestazione sontuosa da parte dell'Inter che riesce a strappare un pareggio in casa dei blaugrana. La supersfida termina 3-3 e i nerazzurri possono addirittura recriminare per non aver vinto. Adesso la qualificazione è vicinissima.

L'Inter riesce nell'impresa di uscire imbattuta dal clima incandescente del 'Camp Nou'. Contro il Barcellona di Xavi finisce 3-3, al termine di una gara intrisa di gol e spettacolo. Dopo le infinite polemiche dell'andata, l'accoglienza del pubblico di casa per i nerazzurri non è stata delle migliori. I ragazzi di Inzaghi non si sono fatti intimorire, disputando un'ottima partita a viso aperto e addirittura recriminando di non aver vinto. Il pareggio è comunque oro colato, visto che basteranno i 3 punti nella prossima giornata contro il Viktoria Plzen per qualificarsi agli ottavi, a prescindere da come finirà l'altra sfida del girone tra i blaugrana e il Bayern Monaco.
Personalità, carattere e... bel gioco: nerazzurri fuori dalla crisi
Una prova corale fatta di personalità e carattere, quella inscenata da capitan Skriniar e compagni. Dopo le due vittorie consecutive, bisognava dare continuità ai risultati e la missione è stata centrata alla grande. Non era affatto facile in una bolgia del genere, davanti ad oltre 90000 tifosi blaugrana indiavolati, i quali avevano assurdamente vietato di indossare maglie nerazzurre sugli spalti. Pur con un po' di rammarico, l'Inter è rientrata a Milano con la consapevolezza di aver disputato una delle gare migliori degli ultimi anni e di aver compiuto un passo in avanti tremendamente importante. Di mentalità, prima che tecnico. La speranza è che la crisi possa essere soltanto un lontano ricordo, in modo da concentrarsi sugli obiettivi stagionali, a partire dal passaggio del turno in Champions League, cosa tutt'altro che scontata ai nastri di partenza. Vincere aiuta a vincere, altrettanto pareggiare una partita come questa. Per concludere, un consiglio diretto ai supporters catalani: la prossima volta dovrebbero preoccuparsi meno delle questioni cromatiche e concentrarsi sull'incitare i propri beniamini. Nel calcio nulla è scontato e il loro atteggiamento spocchioso si è rivelato autodistruttivo.
Inzaghi impartisce a Xavi una grande lezione di calcio e di vita
Xavi è stato un grandissimo giocatore, ma da allenatore ha ancora tanto da imparare. Una prima lezione gliel'ha data Simone Inzaghi, sia in campo sia fuori. L'allenatore piacentino ha preparato la partita in maniera quasi perfetta, facendo le scelte giuste nello schierare il suo undici. La compagine nerazzurra ha giocato anche meglio di quanto fatto a San Siro 8 giorni prima. Il divario nel possesso palla è stato assottigliato e i tiri in porta bene o male si sono equivalsi. Tra l'altro l'ex Lazio ha utilizzato le parole giuste nel prepartita, non risultando arrogante come lo spagnolo, il quale faceva già proclami e pronosticava risultati senza aver fatto i conti con la realtà. Sicuramente una caduta di stile per un ex centrocampista intelligente ed elegante come lui. A fine match 'Simone il Bello' si è tolto giustamente qualche sassolino dalla scarpa, mandando una frecciatina al suo collega. Queste le sue parole in conferenza stampa: "Il Barcellona è una grande squadra, ma il loro problema è che hanno affrontato l’Inter. Abbiamo giocato con coraggio, non rinunciando mai ad attaccare. Penso che in Spagna abbiano apprezzato il nostro gioco, si ricorderanno a lungo di noi ".
'Partidazo' di Lautaro: quanto è mancato il Toro
Se l'Inter è riuscita strappare un pareggio in terra spagnola, grande merito va dato ad un superlativo, stratosferico Lautaro Martinez. L'attaccante argentino ha disputato un 'partidazo', per dirla alla catalana. Si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle, facendo tutto ciò che non gli riusciva nelle precedenti 8 gare, in cui è rimasto a secco. Bellissima la rete segnata dal classe '97: stop di petto per eludere la marcatura di Eric Garcia e tiro rasoterra insaccatosi alle spalle di Ter Stegen dopo aver baciato entrambi i pali interni. Grandioso l'assist per Gosens, altrettanto quello con cui ha messo Asllani solo davanti la porta a tempo scaduto: dei passaggi che solitamente fanno centrocampisti fantasiosi dotati di una tecnica fuori dal comune, come Pedri ad esempio. A questo si aggiunge tanto movimento e un altro paio di giocate sublimi. Insomma i nerazzurri sono stati trascinati da un 'Toro' scatenato e sperano di non dover più fare a meno del suo contributo in zona offensiva. Quanto è mancato il suo apporto in questo inizio di stagione difficile.
Asse Bastoni-Barella: un gol da far vedere e rivedere nelle scuole calcio
La rete del momentaneo 1-1 è stata confezionata da due giocatori italiani: lancio lungo col contagiri da parte di Alessandro Bastoni per Nicolò Barella, inseritosi alle spalle della retroguardia blaugrana con tempismo perfetto. Il centrocampista classe '97 ha stoppato con la coscia il pallone, scaricandolo poi in rete con un sinistro potente, a fil di palo. Un gol da far vedere e rivedere nelle scuole calcio. Uno schema che ricorda molto quello visto in un Inter-Juventus di due stagioni fa. Partita terminata 2-0 in favore dei nerazzurri, da quel momento lanciati in maniera spedita verso la conquista del 19° scudetto. La visione di gioco e l'apporto offensivo del difensore scuola Atalanta risultano essere elementi preziosi per costruire azioni pericolose. Un'arma importante per i ragazzi di Inzaghi. L'ex Cagliari a fine match ha ricevuto il premio Uefa 'Player of the match', a conferma della grande prova messa in campo.
Finalmente Robin 'Hood' Gosens
Anche Robin Gosens ha contribuito nel portare a casa questo punto d'oro. L'esterno tedesco ha fatto il suo ingresso in campo al 76' al posto di uno stanchissimo Calhanoglu. Dopo il 2-2 firmato Lewandowski (decisiva la deviazione di Bastoni), l'ex Atalanta ha impiegato solo 13 minuti per far esplodere di gioia il popolo interista con un bel gol su assist di Lautaro Martinez (pescato dal rinvio profondo di Onana), al termine di una falcata delle sue. Una rete illusoria, dato l'immediato pareggio del solito centravanti polacco, ma allo stesso tempo molto molto pesante. Dopo 9 mesi di anonimato, caratterizzati da continue prove deludenti, il classe '94 ha trovato la gioia personale in una partita fondamentale. Un urlo liberatorio quando la palla ha varcato la linea di porta, seguito dall'abbraccio travolgente dei suoi compagni, nonché dall'esultanza con la freccia scoccata, in onore del suo soprannome 'Robin Hood '.
Skriniar torna muro, Calhanoglu recupera e inventa, De Vrij rimandato
Milan Skriniar, sceso nuovamente in campo con la fascia da capitano al braccio, ha sfornato un'altra prestazione di spessore, come già successo all'andata. I quotidiani lo hanno premiato con un 7 in pagella e la valutazione ci sta tutta. Con grinta e personalità ha spazzato via ogni pericolo, trasmettendo sicurezza alla squadra. In attesa di risolvere la questione rinnovo, il centrale slovacco sembra essere tornato quello di una volta. Promosso a pieni voti anche Hakan Calhanoglu, ormai sempre più 'calato' nel nuovo ruolo da regista. Suo l'assist per il momentaneo 1-2 nerazzurro, dopo aver intercettato un passaggio. Ha creato diversi pericoli con cross precisi sui calci da fermo, ha cercato di sorprendere il portiere avversario con un altro tiro da fuori, senza successo. Chi non ha confermato la prova della settimana scorsa è Stefan De Vrij, il quale si è perso le marcature di Dembelé e Lewandowski. Un passo indietro da parte dell'olandese che continua ad essere l'anello debole della difesa interista.
E se Asllani avesse segnato...
Peccato per l'occasione sprecata da Asllani nelle ultimissime battute del match. Il centrocampista classe 2002 è subentrato all'85' al posto di Barella e 10 minuti più tardi ha avuto un'opportunità colossale, una di quelle che non capita tutti i giorni nella vita di un calciatore. Messo splendidamente davanti a Ter Stegen dal solito indomabile Lautaro Martinez, ha temporeggiato troppo per calciare, favorendo così l'intervento del portiere tedesco. Se avesse segnato, la partita sarebbe finita con una vittoria dei nerazzurri e conseguente qualificazione agli ottavi con due giornate d'anticipo. Il rammarico aumenta se pensiamo che accanto all'albanese c'era Mkhitaryan tutto solo. Per l'ex Empoli un errore tanto madornale quanto perdonabile, vista la giovane età: a chiunque tremerebbero le gambe nel finale di una partita così, in uno degli stadi più importanti d'Europa.