All'Olimpico passa un Napoli con pochi spazi per Lobotka e Kvara ma con Osimhen che finalmente decide un big match. Per l'organico di Mou ancora troppi i deficit in attacco

Lo 0-0 regge per 80' ma poi trova l'unica pecca di Smalling, reo di lasciar rimbalzare troppo un pallone che il Nove partenopeo traduce ottimamente in gol. E di un Rui Patricio forse timido nel tuffo.
La complessità di un bilancio
La sfida persa dalla Roma con il Napoli può essere letta in tanti modi, confrontata con tante uscite stagionali di entrambe le squadre. Il risultato, per questo, indirizza i giudizi più verso certi pareri piuttosto che su altri. E dice che il gruppo di Spalletti si conferma la squadra più forte sin qui. Ma dice tanto altro. Un pareggio a reti bianche non avrebbe scandalizzato nessuno. Avrebbe offerto altrettanta varietà di commenti restituendo forse più merito al piano tattico messo in campo dalla Roma.
Continuare a pretendere un gioco spumeggiante da una formazione allenata da José Mourinho è semplicemente egoistico, errato e che calcisticamente ignora la realtà. Eppure, in alcune uscite stagionali l'undici giallorosso ha offerto prestazioni andate oltre il semplice schema "mi difendo e riparto". Anche a Genova, in un'ora e mezza di partita poco entusiasmante, di occasioni per ammazzare sportivamente la Sampdoria ne sono state prodotte.
Pesano gli errori dei singoli in difesa
Inoltre, con il progressivo processo di integrazione di Camara - anche ieri utile nell'interdizione seppur ancora poco ordinato - si è visto qualcosa di nuovo in mezzo al campo. Non ancora ottimale ma positivo per lavorarci su.
Sulla difesa tante volte si è scritto da queste parti: la tenuta non pare mancare, Ibañez e Smalling - sopratutto l'inglese - stanno offrendo prestazioni continue. Il guaio è che troppo spesso si lasciano rovinare da errori singoli e singolari di uno dei tre della linea a danneggiare quanto di buono accumulato sin lì. Ieri, inoltre, perché Rui Patricio pare ritirare la mano nel tuffo sul gol?
l nodo dei nodi rimane l'attacco con tutti i suoi deficit
L'altro nodo principe risiede davanti, più che in mezzo al campo. I giocatori offensivi di questa Roma 2022-2023 faticano a ingranare. Compreso Spinazzola. Insieme a tutti i componenti dell'attacco. Ieri Zaniolo comincia bene ma come spesso accade finisce per perdersi progressivamente con lo scorrere del cronometro. Abraham continua a rimanere un caso, senza forma fisica né mentale. Poco presente come Belotti, subentrato, e su cui si fatica a capire la linearità del processo di miglioramento nel gruppo.
Dalla panchina, Mourinho finisce - come spesso capita in vista di un risultato da recuperare in extremis - per buttare dentro anche El Shaarawy e Viña senza riceverne granché. Se non confusione e casualità. Dal gol di Osimhen e per i successivi quindici minuti fino al triplice fischio, i giallorossi non producono nulla. Non danno segnali di voler recuperare la gara. Anche questo, indizio di poca serenità a giocare verso la porta sapendo di poter fare male. Con il Napoli, tra l'altro, neanche da calcio piazzato.
Sono tante, insomma, le linee mancanti per unire i punti di una Roma ancora incompleta per condizione, produzione e consapevolezze. Il momento è delicato ma le chiavi per capovolgerlo in positivo ci sono ancora.