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Il potere della Germania: demolire i sogni altrui

4 Aprile 2021   Alessandro Rimi

“Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine la Germania vince”.

(Gary Lineker)

Quando condivise questo pensiero, al termine della semifinale persa ai rigori contro la Germania al Mondiale di Italia ’90, Gary Lineker non sapeva che la sua frase sarebbe diventata una delle più famose, citate e parodiate della storia del calcio. L’attaccante inglese, tra i più prolifici del football oltremanica, espresse tutta la sua frustrazione per aver mancato l’accesso alla finale – che alla sua Nazionale mancava dal 1966, un digiuno che dura tutt’ora – a causa dell’opposizione di Lothar Matthaus e compagni, che poi alla fine quel Mondiale lo avrebbero vinto.

Quelle parole, oltre che di delusione, erano anche cariche di verità, perché se esiste una caratteristica che contraddistingue la Germania è proprio quella di spezzare i sogni altrui. Sia che partisse da favorita, sia che fosse data per spacciata, nel corso della sua gloriosa e vincente storia, la selezione teutonica ha procurato traumi calcistici non indifferenti a giocatori e interi popoli. E non è un caso, dunque, che la Nazionale tedesca sia la più titolata d’Europa, avendo conquistato quattro Mondiali, tre Europei e una Confederations Cup.

L’esordio ufficiale della Germania è datato 5 aprile 1908, una partita stranamente persa contro la Svizzera. Per celebrare l’anniversario del suo debutto, abbiamo dunque selezionato le cinque partite più clamorose in cui la Germania ha demolito i sogni e le speranze di altre Nazionali.

Germania Ovest-Ungheria, Mondiale 1954

Il Miracolo di Berna. Già da come è stata rinominata la finale del Mondiale svizzero del 1954 si dovrebbe capire tutto. La Germania Ovest arriva all’ultimo atto contro i pronostici iniziali, ma agevolata anche dal tabellone. Di fronte, la Squadra d’oro, la Grande Ungheria di Puskas, una delle Nazionali più forti e rivoluzionarie di tutti i tempi. La rosa si basa sul nucleo di giocatori dell’Honved, tra i quali spicca la classe e l’estro di Ferenc Puskas, e introduce un’innovazione tattica destinata a fare scuola, molto in voga soprattutto di questi tempi: il centravanti arretrato, oggi falso nueve, interpretato magistralmente da Nandor Hidegkuti.

L’Ungheria, in quel Mondiale, è semplicemente travolgente. Nel girone rifila 9 goal alla modesta Corea del Sud, ma offre una replica contro la Germania Ovest, umiliandola per 8-3. Durante il match, però, Puskas esagera schernendo il difensore tedesco Werner Liebrich, che si vendica procurandogli un grave infortunio alla caviglia. L’Ungheria deve così fare a meno del suo leader tecnico per i match successivi, ma riesce a superare, seppur a fatica, le altre due squadre più quotate del Mondiale, ovvero il Brasile (ai quarti di finale) e l’Uruguay campione in carica (in semifinale). Entrambe le partite finiscono 4-2.

Nella finale Puskas forza la sua caviglia per rientrare e prendersi la sua rivincita su Liebrich, mentre la Germania Ovest vuole vendicare l’onta della sfida di pochi giorni prima. L’esito sembra già scritto e l’inizio della partita pare confermare questa sensazione. Dopo 8 minuti l’Ungheria è già in vantaggio per 2-0, con Puskas che sigla la prima rete. Ci si attende una goleada magiara, ma la Germania è dura a morire e se non la annichilisci subito diventa impossibile da domare. I tedeschi rimontano già al 18’ e consumano la loro vendetta grazie al goal di Rahn, che consegna alla Germania Ovest la Coppa Rimet e alla storia una delle partite più sorprendenti di sempre.

Germania Ovest-Olanda, Mondiale 1974

Vent’anni dopo, nel Campionato del Mondo casalingo, la Germania Ovest torna in finale. Questa volta con meno stupore popolare rispetto al 1954, perché la squadra è molto forte (il nucleo principale si basa sul Bayern Monaco, vincitrice della Champions League in quell’anno, ma anche sui giocatori del grande Borussia Mönchengladbach) e la spinta del pubblico è un fattore importante. Nonostante questo, però, i padroni di casa arrivano all’ultimo atto leggermente sfavoriti rispetto agli avversari.

Se l’Ungheria del 1954 era qualcosa di mai visto prima, l’Olanda del 1974 è rivoluzione pura. La squadra del “calcio totale”, spartiacque tra il football antico e quello moderno, che ha in Rinus Michels il suo demiurgo e in Johan Cruijff il proprio esecutore materiale. Quell’incredibile corazzata è composta dai fuoriclasse dell’Ajax, dominatrice in Europa a inizio anni Settanta, a cui vengono aggiunti alcuni ingranaggi del Feyenoord. Il risultato è una macchina perfetta, che viaggia spedita fino alla finale, annichilendo l’Argentina, la Germania Est e il Brasile campione in carica.

Come vent’anni prima, la tavola sembra già apparecchiata. E l’inizio della partita avvalora questa ipotesi. Il primo minuto di gioco è il manifesto di quell’Olanda. Giro palla lento e apparentemente innocuo tra i difensori, ma a un certo punto Cruijff, che dovrebbe essere la prima punta, arretra fino a diventare l’ultimo uomo. Gli Orange si spingono avanti con la palla sulla fascia sinistra, ma poi tornano indietro, ad azione chiusa. Cruijff riceve palla nel cerchio di centrocampo, come se fosse il libero. Avanza, sfida e salta Berti Vogts, frena, poi accelera di nuovo, entra in area, salta due difensori e Uli Hoeness (sì proprio lui, il presidente attuale del Bayern Monaco) lo stende. È calcio di rigore. Neeskens dal dischetto non sbaglia, è 1-0. Sono passati due minuti, i tedeschi non hanno ancora toccato palla e sono già sotto di un goal.

Qualunque altra squadra sarebbe crollata dopo quella dimostrazione di manifesta superiorità. Non la Germania Ovest, però, che come nel 1954 si rimbocca le maniche e costruisce la propria rimonta. Forse l’Olanda inizia a pensare che anche quella pratica sarà sbrigata facilmente, forse i tedeschi sono più forti di quanto si pensasse, fatto sta che a fine primo tempo il risultato è ribaltato grazie al rigore di Breitner e al goal del solito Gerd Muller. È una situazione inedita per gli Orange, che non sono mai stati sotto in tutto il torneo, né tantomeno sono stati mai rimontati. Hanno subito un goal in tutto il Mondiale e ora, in 45 minuti, ne hanno presi due. L’Olanda non si ritrova più, Cruijff si innervosisce e si fa ammonire mentre sta per entrare negli spogliatoi all’intervallo. La Germania Ovest manterrà il vantaggio fino alla fine della partita, conquistando il suo secondo Mondiale. La rivoluzione si è spenta alle pendici della fortezza.

Germania Ovest-Francia, Mondiale 1982

È la “notte di Siviglia”, una delle partite più memorabili, divertenti e drammatiche della storia dei Mondiali. Ad affrontarsi nella semifinale la solidissima Germania Ovest, campione d’Europa in carica, e la talentuosa Francia di Michel Platini. Fino a quella generazione, i transalpini non godevano di una grande tradizione calcistica. Avevano sì sfornato talenti come Raymond Kopa (vincitore di un Pallone d’Oro) e Just Fontaine (detentore del record di goal in una singola edizione del Mondiale), ma a parte il 1958, dove si fermarono alle semifinali contro il Brasile di Pelé, non avevano mai avuto una squadra competitiva. A inizio anni Ottanta il vento cambia, Platini è uno dei giocatori migliori al mondo (proprio quell’estate si sarebbe trasferito alla Juventus) e la Francia può contare anche su giocatori come Tigana e Giresse.

In quel match succede di tutto. Al vantaggio della Germania rispondono i Galletti, ma nel secondo tempo si verifica uno degli episodi più crudi di sempre. Battiston viene servito da un assist al bacio da Platini, che lo mette davanti alla porta. Harald Schumacher esce per coprire lo specchio, il francese tira clamorosamente fuori e viene travolto dal portiere tedesco. Lo scontro è terribile, le immagini mostrano che Schumacher avrebbe potuto evitare il contatto. L’arbitro non fischia nemmeno fallo. Battiston rimane a terra, privo di sensi e con due denti rotti. Verrà trasportato in ospedale, dove rimarrà in coma per due giorni.

Nei supplementari, invece, si consuma la tragedia sportiva. La Francia segna due goal nei primi minuti, la Germania Ovest sembra alle corde, ma non si sa come riesce a reagire. Prima Rummenigge e poi Fischer permettono ai tedeschi di raggiungere gli avversari, mandando l’esito della sfida ai calci di rigore. Anche dal dischetto la Francia passa in vantaggio, ma Six sbaglia il suo penalty. Si va a oltranza, dove Bossis si fa ipnotizzare da Schumacher e Hrubesch spedisce la Germania Ovest in finale, dove affronterà l’Italia in una partita che tutti, anche chi non era ancora nato, conoscono a memoria. La delusione per la Francia è terribile. Una partita già vinta per ben due volte che nessuno sa spiegare come sia sfuggita di mano. Platini per tanto tempo, guardando quella sfida, avrebbe spento la televisione sul 3-1. E non fatichiamo a credere che, come lui, anche molti tifosi francesi abbiano avuto la stessa reazione arrivati a quel punteggio.

Germania-Inghilterra, Europei 1996

Sei anni dopo la semifinale di Italia ’90, quella della celebre frase di Lineker, è ancora Germania contro Inghilterra. Questa volta al penultimo atto dell’Europeo giocato in terra inglese. Entrambe le squadre stanno attraversando un periodo di transizione, iniziato proprio dopo il Mondiale di sei anni prima. La Germania ha disputato la finale all’Europeo del 1992, ma ha perso clamorosamente contro la Danimarca, che a quel torneo non doveva nemmeno partecipare. L’Inghilterra ha fatto una brutta figura nella rassegna continentale svedese e addirittura non si è qualificata per Usa ’94. Non c’è una vera e propria favorita, ma la partita è un’occasione ghiotta per raggiungere un risultato tanto prestigioso quanto inaspettato. La forza delle due rose risiede sicuramente nell’attacco: i padroni di casa possono contare su uno Shearer travolgente, i tedeschi sulla coppia Klinsmann-Bierhoff.

La Germania va in svantaggio, ovviamente il goal è di Alan Shearer, capocannoniere alla fine dell’Europeo con cinque goal in altrettante partite. Ormai però il copione lo conoscono tutti, soprattutto gli inglesi: gli avversari recupereranno e alla fine vinceranno, anche lì, in casa loro. I tedeschi, infatti, pareggiano e la partita si trascina fino ai calci di rigore, proprio come sei anni prima. La serie dal dischetto procede immacolata e si va a oltranza. Southgate (attuale ct dell’Inghilterra) calcia addosso al portiere e Moller, con la freddezza che contraddistingue il suo popolo, manda in finale la Germania. Ancora una volta la storia si ripete.

Germania-Brasile, Mondiali 2014

Una partita diversa rispetto alle altre, ma che va inserita in questa lista sia per il suo significato sia per la brutalità con la quale la Germania ha spezzato i sogni del Brasile, padrone di casa. Un match comunque passato alla storia con il nome di “Mineirazo”, chiaro riferimento al “Maracanazo” del 1950, la più grande tragedia sportiva (e non solo) della storia del calcio verdeoro. Sessantaquattro anni dopo il Mondiale torna in Brasile, con l’entusiasmo della Nazionale e del popolo, che crede fortemente di potersi riprendere quello che tante generazioni prima fu lasciato sul campo.

Le due squadre, tra le grandi favorite prima dell’inizio della rassegna, si affrontano in semifinale, ma ci arrivano in modo diverso. La Germania ha tutta la rosa a disposizione, ma non ha convinto pienamente nei due turni precedenti, vincendo solo ai supplementari contro una sorprendente Algeria e di misura con la Francia. Il Brasile ha avuto un cammino analogo, eliminando il Cile ai rigori e la Colombia per 2-1, ma proprio nel quarto di finale ha perso i suoi due giocatori migliori: il capitano e leader della difesa Thiago Silva per squalifica, il fenomeno Neymar per infortunio. La Germania appare dunque favorita dal punto di vista tecnico, ma mai sottovalutare il calore del pubblico brasiliano.

I tedeschi, però, non sembrano risentire della pressione proveniente dagli spalti, mentre i verdeoro si sentono fin da subito persi senza le loro stelle. La Germania gioca la miglior partita della sua storia e si rivela implacabile sotto porta. Dopo mezz’ora è già sopra 5-0. Una ferocia inaudita, una spietatezza mai vista su un campo da calcio. Il Brasile è annichilito, il risultato finale sarà 7-1. La serata calcistica peggiore dopo la finale contro l’Uruguay del 1950. La Germania è troppo forte e alla fine vincerà quel Mondiale, ma la partita passata alla leggenda rimarrà per sempre il “Mineirazo”.

Andrea Bonafede

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