
C’era una volta un principe che, con lavoro, forza e perseveranza in una notte di primavera riuscì a spezzare una maledizione lunga 45 anni, conquistare la Coppa più desiderata da un intero popolo e mettersi sul capo la corona di re.
È questa la storia che hanno raccontato – e continuano a raccontare – i moltissimi tifosi interisti dalla notte del 22 maggio del 2010. Il primo narratore di questa favola è Massimo Marianella che con le sue parole dà voce all’entusiasmo dell’intero popolo nerazzurro. Il protagonista però è uno solo, “il Principe che diventa Re nella notte di Madrid”: Diego Milito.
E pensare che proprio Milito, l’uomo che ha regalato all’Inter forse la pagina più bella della sua storia, ha rischiato di non diventare calciatore. Nato nella periferia di Buenos Aires il 12 giugno 1979, da una famiglia italiana emigrata in Argentina, dopo le superiori Diego si iscrive all’università, alla facoltà di economia e commercio, per diventare commercialista. Ma il calcio Milito ce l’ha nel sangue e non solo per l’incredibile somiglianza con Enzo Francescoli (da cui deriva il soprannome di Principe). Lo capisce presto lui e lo capisce chi lo guarda. Nel 2001 con le sue 9 reti, porta alla vittoria del campionato argentino il Racing de Avellaneda, dove continua a giocare fino a quando un club italiano lo nota. Si tratta del Genoa, momentaneamente in Serie B, che vede in Milito l’uomo giusto per la rinascita, colui che può riportare il Grifone nel massimo campionato. In due anni l’attaccante argentino realizza 33 gol. Questo però non basta perché i rossoblù vengono retrocessi in C1 dalla giustizia sportiva.
Quella che per Diego doveva essere l’opportunità della vita, la possibilità di giocare in Serie A, sfuma così, in un batter di ciglia. Ma quando l’essere grande è scritto nel tuo destino le porte si aprono e le possibilità arrivano. Milito viene acquistato dal Real Saragozza, dove gioca anche il fratello, e lì dimostra finalmente tutto il suo valore. Tre stagioni fantastiche: 15, 23 e 17 sono i numeri dei gol che lo hanno fatto conoscere e amare dai tifosi. Ma il momento in cui ha attirato l’attenzione di tutto il mondo è stato quello nella partita di andata di Coppa del Re nella stagione 2005/2006 tra il Saragozza e il Real Madrid. I Galacticos crollano 6-1 con quattro reti del Principe. È Milito show.
Nel 2008, a quasi 30 anni, la Serie A gli apre le porte. È di nuovo il Genoa a chiamarlo, ora nella massima categoria. E l’argentino non delude le aspettative, manda i rossoblù in Europa League e si piazza al secondo posto nella classifica marcatori dietro a quello Zlatan Ibrahimovic che da lì a poco sarà chiamato a sostituire nell’Inter campione d’Italia guidata da Josè Mourinho. Ed è qui che inizia la vera favola.
Milito supera lo scetticismo iniziale dei tifosi, restii a sostituire un bomber puro come Ibra con un attaccante di provincia ormai trentenne, a suo di gol e di vittorie. E il suo primo sigillo non si può dimenticare. Stagione 2009-2010, seconda di campionato. È derby. L’Inter annienta il Milan per 4-0 e la prima rete porta la firma del Principe.
Milito si dimostra l’uomo in più di un’Inter inarrestabile, una vera macchina da guerra. Sua la rete decisiva contro la Roma nella finale di Coppa Italia in un 5 maggio che per una volta si dimostra dolcissimo per i tifosi interisti. È il primo trofeo di un’annata incredibile.
Segue il decisivo gol a Siena nell’ultima giornata di campionato, nel giorno del 65° compleanno del Presidente Moratti, la rete che regala ai nerazzurri lo Scudetto e distrugge le speranze della Roma che si faceva sempre più vicina.
E poi, finalmente, il compimento della favola. 22 maggio 2010, Madrid. È la finale di Champions League. Davanti niente meno che i campioni tedeschi del Bayern Monaco. Sono 45 anni che l’Inter non vince la coppa dalle grandi orecchie. L’atmosfera è tesa. Tutto è pronto. Milito si carica la squadra sulle spalle e compie l’impresa. E per raccontarla bastano due momenti e le parole del primo narratore di questa storia, Massimo Marianella.
“Sneijder controlla un buon pallone, lo affida a Milito, in area Milito, Milito Militooooo. Sempre Milito, porta in vantaggio l’Inter al 34’ del primo tempo con il 29° gol della sua stagione e fa piangere di gioia tutta la curva dell’Inter in piedi per festeggiare un gol che può voler dire tantissimo”.
E ancora:
“Eto’o trova Milito. Vanno avanti i due attaccanti principi dell’Inter. Milito, una finta, in area. Ancoraaa. El Principe Diego Milito, la firma lui probabilmente questa finale, questa coppa. È 2 a 0. Il Principe diventa Re nella notte di Madrid”.
Termina così questa storia. Un vissero felici e contenti, se non per sempre, almeno per una notte. E oggi noi vogliamo ricordarlo così, come il principe che ha compiuto l’impresa. Diego Milito, colui che ha rotto la maledizione di un popolo, ha riconquistato la coppa più importante e finalmente è stato incoronato re.
Martina Soligo